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Writer's pictureDr Elio Gaeta

Covid-19 riflessioni



Lunghi periodi di quarantena possono determinare un aumento di crisi, di ansia, paura del contagio e disturbo postraumatico da stress.

Cerchiamo di capire come venirne fuori senza troppe conseguenze.

Da qualche giorno gli esperti dicono che le misure restrittive saranno prolungate oltre il 3 aprile.

Un’apertura che evidenzia quanto sempre più concreta sia l’ipotesi che, se l’epidemia provocata dal Coronavirus non dovesse ridimensionarsi, la quarantena venga prorogata.

Queste misure sanitarie sono necessarie però nel breve periodo si potrebbero rilevare degli aumenti dei disturbi depressivi, dell'ansia e del disturbo postraumatico da stress.

Più difficile è invece anticipare gli effetti a lungo termine, che dipenderanno anche dalle condizioni di partenza dei singoli italiani.

Frustrazione, noia, isolamento, ma anche paura, rabbia, insonnia, difficoltà a concentrarsi,

chissà quanti sono i cittadini italiani che negli ultimi dieci giorni non hanno provato una di queste sensazioni, mentre erano in quarantena.

Quella in atto è una misura di sanità pubblica che viene utilizzata per limitare la diffusione del contagio di un’infezione nella popolazione generale.

Si tratta di una misura preventiva e contenitiva della diffusione del patogeno che include la separazione fisica dagli altri e la restrizione dei movimenti di persone che potrebbero essere state esposte alla malattia contagiosa.

In questo modo, sulla base di numerose esperienze del passato: partendo dalla peste che colpì Venezia nel 1127, si punta a ridurre il rischio di infettare altre persone.

Al momento, la maggior parte della popolazione italiana è in quarantena.

Una misura diversa dall'isolamento, che invece riguarda la separazione di una persona già contagiata dalle altre sane e che stanno vivendo gli italiani positivi al Covid19, ma in buone condizioni di salute.

La quarantena può avere un impatto significativo sulla salute mentale e sul benessere psicologico dei cittadini.

A certificarlo è una review pubblicata sulla rivista The Lancet da un gruppo di ricercatori del King's College di Londra.

L'analisi di 24 studi condotti durante precedenti epidemie: come quelle della Sars, dell'H1N1, della Mers e di Ebola, li ha portati a misurare quelle che sono le conseguenze più di frequente rilevabili tra le persone sottoposte a una simile misura restrittiva.

Pur non differenziando i singoli in base allo stato di salute di partenza, i ricercatori hanno osservato che disturbi quali l'ansia, la depressione, l'irritabilità e il disturbo postraumatico da stress possono durare anche per mesi, dopo la fine della quarantena.

Conseguenze che possono riguardare pure, se non soprattutto, gli operatori sanitari, chiamati a compiere gli straordinari.

Gli effetti della quarantena possono ingenerarsi dalla perdita della routine, dalla percezione della paura delle conseguenze dell’epidemia, dalla riduzione dei contatti sociali e fisici, dal senso di coercizione all’interno di spazi limitati, dall'insicurezza e dalla percezione di un futuro a tinte fosche.

Senza dimenticare alcuni cambiamenti forzati, come quelli che stanno vivendo i parenti delle vittime di Covid19 impossibilitati a dare l'ultimo saluto ai propri congiunti.

La situazione è nuova per quasi tutti gli italiani.

Difficile anche fare confronti con le catastrofi ambientali, come i terremoti.

Si tratta di eventi tragici, ma territoriali, che offrono una via di fuga: quella che oggi manca e che fa sentire le persone in gabbia.

Stiamo vivendo una condizione di stress cronico durante la quale occorre tollerare le restrizioni.

Impossibile fissare un limite di resistenza in questa condizione, anche se per natura l'uomo è abituato ad adattarsi alle diverse situazioni: anche a quelle più critiche.

Secondo gli scienziati britannici è importante però che, soprattutto se l'ipotesi di una proroga dovesse diventare concreta, la comunicazione nei confronti dei cittadini sia chiara, che si rimarchi la disponibilità dei beni di prima necessità e si punti a far capire la responsabilità che ogni persona ha nel determinare la salute propria e degli altri.

Per poter arrivare al 3 aprile, se non oltre occorre acquisire informazioni chiare e univoche.

Meglio non sovraccaricarsi, soprattutto perché tra le notizie attendibili si insinuano molte fake news.

Un aiuto può arrivare anche dai mezzi di comunicazione.

Utilizzate smartphone, tablet e pc per fare videochiamate con parenti e amici: aiutano a ridurre il senso di isolamento e le preoccupazioni per amici e parenti lontani.

Anche le linee telefoniche dedicate, curate da operatori sanitari o da personale esperto, aiutano a ridurre l’ansia associata alla quarantena.

Da rimarcare è inoltre l'importanza della quarantena in chiave altruistica sapere che dal proprio comportamento potranno derivare dei benefici per la collettività, e soprattutto per le fasce più deboli, permette di percepire la situazione attuale come meno stressante.

Cercare di continuare a mantenere quanto più è possibile una routine regolare in cui devono trovare posto le necessarie ore per il sonno, l’alimentazione, l'attività fisica, yoga, esercizi fisici in casa, oltre che per il contatto con familiari e amici.

Cerchiamo anche un aiuto dall’esterno, prendiamo il CBD e attiviamo il nostro sistema endocannabinoide che ci aiuta a controllare l’ansia oltre che a rafforzare il nostro sistema immunitario.

Non essendo un farmaco, non ha effetti collaterali né interazioni con eventuali farmaci che stiamo già prendendo.

Utilizziamo il nostro 12° sistema per essere più forti sia per fermare il virus sia per combatterlo, mettiamocela tutta ricordando che il leone usa tutta la forza anche per uccidere un coniglio, anche tu pretendi il meglio per te!

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