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Writer's pictureDr Elio Gaeta

XIII° Lezione: Curare la disbiosi con i FIR


Il grosso problema di questo tipo di patologie è che si cerca di eliminare il sintomo senza intervenire sulla causa che di solito è data da un’infiammazione che non curata nel tempo si cronicizza diventando una low grade inflammation vale a dire il killer silenzioso.


Nell’ultima lezione abbiamo visto come i raggi infrarossi lontani hanno promosso un detox naturale tramite la legge fisica di risonanza che rompendo i cluster d’acqua li facevano vibrare e ruotare.


La vibrazione delle molecole dell’acqua provoca uno stress FIR alle nostre arterie con una conseguente produzione di Nitric Oxide, NO, Monossido di Azoto in italiano.

Questo stress da taglio, seguito da un aumento della sintasi endoteliale del NO può regolare l'espressione di alcuni miRNA circolanti nelle cellule endoteliali.


In questo modo la terapia FIR migliora i sintomi delle malattie croniche come ad esempio malattie cardiovascolari, diabete 1 e 2, le malattie renali croniche, dolore cronico, fibromialgia, sindrome da affaticamento cronico, ischemia, autoimmuni e infiammazione.


Quella che ci riguarda è la disbiosi che promuove uno stato di infiammazione cronica che può essere associato ad alterazioni dell'umore e del comportamento, ad una maggiore reattività allo stress e a un'incidenza più elevata di disturbi stress-associati.


È difficile darne una definizione esatta, per lo più si intende un’alterazione della struttura del microbiota locale sia a livello di composizione sia di funzionalità.


L’ecosistema batterico è a dir poco delicato, sono perciò molte le variabili che possono incidere sul suo equilibrio, migliorandolo o creando danni.


Come è ragionevole supporre, tra le conseguenze più frequenti della disbiosi intestinale prolungata troviamo le patologie in loco ossia le infiammazioni intestinali croniche come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa.


Numerosi sono gli studi che confermano una generale riduzione di ricchezza microbica in condizioni di IBD oltre che una risposta immunitaria non appropriata.


Nonostante l’alterazione sia intestinale, i suoi effetti si ripercuotono a vari livelli sfruttando connessioni anatomiche e funzionali del nostro organismo talvolta inaspettate.


Già dalla tenera età infatti, il microbiota intestinale contribuisce alla maturazione del sistema immunitario.


Inoltre, una sua alterazione in termini di composizione e/o funzionalità si riflette sulla produzione non fisiologica di metaboliti determinando lo sviluppo di infiammazione.


Altre implicazioni della disbiosi intestinale sono a livello neurologico supportate dall’esistenza ormai sempre più accettata dell’asse intestino-cervello e dalla capacità di determinati ceppi di produrre neurotrasmettitori quali serotonina o GABA oltre che citochine sistemiche proinfiammatorie.


Sempre più studi dimostrano infatti un suo coinvolgimento in patologie neurologiche/psichiatriche come disordini dello spettro autistico o depressione ma anche neurodegenerative quali Parkinson, Alzheimer, Sclerosi Multipla, ecc.


In tutti i casi per risolvere l’infiammazione creata dal microbiota ci affidiamo al NO prodotto dal nostro endotelio che accelera l’infiammazione e la porta a compimento con la distruzione degli agenti patogeni.


È dimostrato che il NO ha una funzione di generazione di macrofagi gastrointestinali capaci di intercettare ed eliminare i batteri che hanno superato l’epitelio.


Il NO inoltre favorisce l’azione dei leucociti, i globuli bianchi, contro le minacce e consente la loro migrazione dall’endotelio al luogo di infezione e infiammazione.


Agisce anche come regolatore dell’aggregazione ed aderenza delle piastrine giocando un ruolo fondamentale nei processi infiammatori.


Le piastrine possono rilasciare molti mediatori proinfiammatori e contengono molti elementi capaci di regolare il processo di angiogenesi stimolando la crescita di nuovi vasi sanguigni in grado di ripristinare il microcircolo infiammato.


Siccome l’infiammazione nasce sempre nel microcircolo le cellule subiscono un danno iniziale in cui vengono rilasciati dei mediatori proinfiammatori a cui segue una forte vasodilatazione che porta alla fase essudativa con una fuoriuscita di proteine e migrazione leucocitaria.


In questo modo alle cellule non arrivano più i nutrienti trasportati dal sangue e il liquido extracellulare si intorbidisce, il tema comune è comunque l’infiammazione che riduce e blocca in modo significativo la microcircolazione.


Cosa succede quindi alle nostre cellule?


Cerchiamo di capirlo con una metafora, prendiamo un pesciolino rosso e immaginiamo che siano le nostre cellule, lui nuota dentro la sua ampolla trovando i nutrienti nell’acqua ma se nessuno gliela cambia il povero pesciolino morirà soffocato dai propri escrementi.


Così anche le nostre cellule si ammaleranno e moriranno nelle proprie delezioni.

Stimolare la produzione di NO è una strategia efficace per ripristinare l’omeostasi cellulare perché contrasta l’infiammazione e stimola il microcircolo tramite una neoangiogenesi che lo ripristinerà.


Il NO agisce sull’endotelio delle arteriole provocando una vasodilatazione distrettuale e rigenerazione del microcircolo il quale a sua volta promuove maggior ossigenazione e nutrizione delle cellule oltre all’eliminazione di tutti i tossici e le sostanze dannose derivanti dal metabolismo cellulare, dei metalli pesanti e dei radicali liberi oltre che ai liquidi extracellulari in eccesso attraverso il drenaggio linfatico.


Questa autoproduzione di NO è indotta attraverso il device contenente la tecnologia applicata da Agri Lab per produrre raggi infrarossi lontani che attivano il NO naturalmente ed in modo localizzato.


Prossimamente credo che dedicherò un’intera lezione al NO che è una molecola straordinaria che il nostro organismo produce naturalmente per regolare importanti funzioni fisiologiche, tra cui controllare la vasodilatazione per autoregolare il flusso di sangue nei vasi sanguigni e permette un maggiore afflusso di ossigeno e plasma ai terminali nervosi contratti ristabilendo un normale funzionamento.


Tra i compiti, c’è quello di aiutarci a ridurre il dolore muscolare ed articolare favorendo la salute di ossa ed articolazioni, incrementa la circolazione portando un maggior nutrimento di ossigeno ed elementi nutritivi ai tessuti muscolari ed ha un ruolo chiave per accelerare la guarigione dei processi infiammatori.


Una curiosità, il NO nel 1998 è il protagonista assoluto di un Premio Nobel vinto da 3 scienziati americani che ne hanno spiegato il funzionamento.

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